La ricerca di tecniche atte a decontaminare le superfici implantari colpite da perimplantite ha condotto clinici e ricercatori ad impiegare un gran numero di strumenti diversi tra i quali la laser terapia che, come ben sappiamo, offre numerosi vantaggi nel trattamento delle patologie perimplantari. La presenza di sanguinamento e suppurazione al sondaggio rappresentano, come sappiamo, evidenti segni clinici di perimplantite (Albrektsson T. et all, 2013). Il sondaggio perimplantare rappresenta, d’altronde, un esame diverso rispetto allo stesso eseguito su denti naturali per ovvie ragioni; nonostante ciò è comunque fondamentale per la valutazione complessiva della salute implantare (Subramani et all. 2009). In realtà, un sondaggio affidabile può essere eseguito solo rimuovendo corona e abutment. Nel mese di novembre 2019 giunge alla nostra osservazione un paziente di sesso femminile, età 60 anni, ASA 1 non fumatore, con segni clinici di patologia perimplantare in posizione 3.6. La paziente riferisce un quadro di sintomatologia algica nella zona predetta e, all’esame obiettivo, presenta edema gengivale, sanguinamento al sondaggio con valori di 6-4-4 mm vestibolare e 5-4-4 mm nella superficie linguale. Esistono diverse classificazioni che hanno messo in relazione il quadro clinico con il tipo di trattamento da effettuare. Per questo motivo, seguendo la classificazione di Misch et all. 2008, abbiamo cercato di impostare un trattamento iniziale per la decontaminazione closed-flap, mirando a controllare l’infiammazione e a ottenere una qualità dei tessuti migliore per passare, eventualmente, alla fase successiva ovvero chirurgica sapendo che l’efficacia del trattamento non chirurgico è limitata alle perimplantiti di grado lieve. In prima seduta sono stati raccolti tutti i dati anamnestici e compilata la cartella clinica e parodontale; oltre alle radiografie endorali sono state eseguite anche le analisi microbiologiche al fine di evidenziare i batteri patogeni dei complessi di Socranski presenti all’interno della tasca perimplantare. Iniziamo quindi la seduta di igiene orale professionale alternando strumenti meccanici e ultrasuonici con punte parodontali adeguate alla superficie implantare aventi lo scopo di rimuovere eventuali residui di tartaro tra le spire della fixture; altri incontri sono stati calendarizzati in agenda. È stato utilizzato il protocollo GBT® EMS con polvere di eritritolo per aiutare la decontaminazione batterica. Infine viene inserito gel di clorexidina 0.1% all’interno della tasca perimplantare. Come si evince dall’analisi microbiologica, il quadro batterico all’interno della tasca perimplantare è costituito soprattutto dal complesso rosso e arancione tipici della Malattia perimplantare e parodontale in fase acuta. La paziente viene rivista a distanza di una settimana per effettuare nuovamente il protocollo GBT con rivelatore di placca per monitorare il controllo del biofilm, dopodiché viene effettuata la prima seduta di laser con Diodo 980nm (DoctorSmile Lambda, Vicenza). Il laser è usato allo scopo di eliminare il più possibile i batteri patogeni anaerobi che si trovano tra le spire e nella compagine tissutale, specie laddove non è possibile arrivare con strumenti meccanici. È stata utilizzata una fibra da 400 μm di lunghezza 10 mm e inserita all’Interno della tasca perimplantare dopo averla irrigata con soluzione ossigenante, effettuando movimenti circolari per irradiare tutta la superficie. I parametri utilizzati sono i seguenti: Potenza 2.5 W T-on 30/ T-Off 70 modalità pulsata con picco medio 0,7 W per un totale di 30 secondi di applicazione. Questa procedura è stata ripetuta tre volte nella stessa seduta, alternando 30 secondi di attività a 30 secondi di riposo. A fine seduta è stata eseguita fotobiomodulazione con potenza 1 W per 120 secondi con manipolo ad onda piana al fine di stimolare il processo di guarigione e il paziente è stato sottoposto a questo protocollo per altre due volte a distanza di una settimanva l’una dall’altra. Successivamente è stato rivalutato a distanza di un mese per monitorare l’indice di placca e di sanguinamento che risultavano nettamente migliorati. Un ulteriore follow-up è stato eseguito dopo novanta giorni e in questa occasione la paziente riferiva la totale scomparsa di sintomi. Un nuovo sondaggio è stato registrato e rileva i seguenti valori: superficie vestibolare 4-3-3 mm e 3-3-3 mm per la superficie linguale; in tale occasione vengono effettuati una nuova radiografia endorale e nuovi esami microbiologici. L’impiego del laser a diodo in queste situazioni riesce ad offrire un valido aiuto all’operato dell’igienista; alla classica strumentazione manuale si associa la decontaminazione del sito mediante soluzioni ossigenanti lasciate agire localmente per alcuni minuti. Immediatamente dopo la zona è irradiata con la sorgente luminosa per circa trenta secondi. Gli effetti del laser maggiormente ricercati in Odontoiatria riguardano l’ablazioine, la decontaminazione e la fotobiomodulazione, pertanto i laser offrono numerosi vantaggi proprio nel trattamento di mucositi e perimplantiti. L’eliminazione dei batteri avviene secondo una modalità termica ed una fotodinamica. Nel primo caso si impiega una tale potenza da innalzare la temperatura nei tessuti circostanti l’impianto di oltre 60° C evitando di surriscaldare la fixture, con fibra non attivata e potenze inferiori a 0.8 W in CW; volendo svolgere un effetto ablativo per il rimodellamento dei tessuti molli, invece, si utilizza una potenza di circa 1W sempre in CW oppure un voltaggio maggiore ma con una modalità pulsata. La modalità fotodinamica, invece, sfrutta la capacità della luce di concentrare l’energia su target ben precisi attraverso l’uso di coloranti che si depositano sul biofilm batterico, utilizzando potenze sub-ablative (0.3W in CW). La loro azione biomodulante, infine, si esplica con effetti antinfiammatori, antalgici e biostimolanti. Ad oggi la paziente risulta essere costantemente monitorata e sottoposta a trattamenti di igiene orale professionale trimestrali e siamo in attesa di ulteriore Follow-Up programmato a fine anno. Dai dati rilevati, anche se solo a distanza di tre mesi, si evince la riduzione della concentrazione batterica del complesso arancione di Sokransky ed una totale assenza di ceppi batterici del complesso rosso. All’esame radiografico possiamo anche rilevare un inizio di neoformazione ossea.
Articolo su “Infomedixodontoiatria del mese di Novembre”
© Copyright 2023 A.I.O.L.A.
powered by Immagine Comunicazione